OBLIQ

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21 agosto, 2006

apnea/esistenza



L'ESISTENZA COME APNEA/L'APNEA COME (R)ESISTENZA.

Dopo i "bagordi" di ferragosto si torna al quotidiano.
Passiamo così, dopo un trasferimento non privo di traumi, dai tuffi dove l'acqua è più blu a quelli nel traffico denso delle otto del mattino e delle otto di sera.
Eppure, la maggiorparte di noi vacanzieri, durante il risicato tempo di vacanza concesso dalla Dea Flessibilità, non ha nemmeno disattivato la consueta modalità "stress/competizione" e ha sovrapposto alla follia urbano/feriale quella vacanziero/festiva.
Così, alle file per raggiungere il posto di lavoro si sono sostituite quella per il mare, per il parcheggio vicino alla spiaggia (più salato dell'acqua di mare), per il gelato, per la discoteca, per la pizzeria, per il cocco.
E così via dicendo, in un'apnea senza interruzioni.
Riusciremo ad arrivare alla Fine, sani e salvi?
Blub...

Concept/image: viniz '06

05 agosto, 2006

Sidun_Sidone / Ancora morte in Libano



SIDUN

U mæ ninin u mæ
u mæ
lerfe grasse au su
d'amë d'amë
tûmù duçe benignu
de teu muaè
spremmûu 'nta maccaia
de stæ de stæ

e oua grûmmu de sangue ouëge
e denti de laete
e i euggi di surdatti chen arraggë
cu'a scciûmma a a bucca cacciuéi de bæ

a scurrï a gente cumme selvaggin-a
finch'u sangue sarvaegu nu gh'à smurtau a qué
e doppu u feru in gua i feri d'ä prixún
e 'nte ferie a semensa velenusa d'ä depurtaziún
perché de nostru da a cianûa a u meü
nu peua ciû cresce aerbu ni spica ni figgeü

ciao mæ 'nin l'ereditæ
l'è ascusa
'nte sta çittæ
ch'a brûxa ch'a brûxa
inta seia che chin-a
e in stu gran ciaeu de feugu
pe a teu morte piccin-a

(traduzione)

SIDONE
Il mio bambino il mio
il mio
labbra grasse al sole
di miele di miele
tumore dolce benigno
di tua madre
spremuto nell'afa umida
dell'estate dell'estate
e ora grumo di sangue orecchie
e denti di latte
e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
con la schiuma alla bocca
cacciatori di agnelli
a inseguire la gente come selvaggina
finché il sangue selvatico
non gli ha spento la voglia
e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
e nelle ferite il seme velenoso della deportazione
perché di nostro dalla pianura al modo
non possa più crescere albero né spiga né figlio
ciao bambino mio l'eredità
è nascosta
in questa città
che brucia che brucia
nella sera che scende
e in questa grande luce di fuoco
per la tua piccola morte.

Fabrizio de Andrè

Le piccole vittime libanesi del nuovo conflitto fra israele e il libano ci ricordano cos'è la guerra, al di là delle cause, al di là del torto e della ragione.
De Andrè scrisse questo pezzo ricordando le vittime di Sidone, nel conflitto che negli anni '80 aveva già lacerato il paese dei cedri.
Sono parole scandalosamente attuali.

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