OBLIQ

- arts & words place -

28 settembre, 2006

Sogno numero due


Sogno Numero Due
di Fabrizio De André - Roberto Dané - Nicola Piovani;

(album: Storia di un impiegato)

Imputato ascolta,
noi ti abbiamo ascoltato.
Tu non sapevi di avere una coscienza al fosforo
piantata tra l'aorta e l'intenzione,
noi ti abbiamo osservato
dal primo battere del cuore
fino ai ritmi più brevi
dell'ultima emozione
quando uccidevi,
favorendo il potere
i soci vitalizi del potere
ammucchiati in discesa
a difesa della loro celebrazione.

E se tu la credevi vendetta
il fosforo di guardia
segnalava la tua urgenza di potere
mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge
quello che non protegge
la parte del boia.

Imputato,
il dito più lungo della tua mano
è il medio
quello della mia
è l'indice,
eppure anche tu hai giudicato.
Hai assolto e hai condannato
al di sopra di me,
ma al di sopra di me,
per quello che hai fatto,
per come lo hai rinnovato,
il potere ti è grato.

Ascolta
una volta un giudice come me
giudicò chi gli aveva dettato la legge:
prima cambiarono il giudice
e subito dopo
la legge.

Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?


Image: Viniz 06


23 settembre, 2006

LA Famosa FAMA



Ecco una serie di sane banalità:
La FAMA: la chiave per capire il nostro tempo. La chiave che apre ogni porta e penetra in ogni casa, che condiziona giudizi e sovverte valori.
"Vola veloce di bocca in bocca", rimbalza su tutti i media, entra dalle finesrtre e sbatte gli occhi, usa i sentimentie li contorce.
Fama e famosi...conta sempre di più l'ambizione alla fama, che non sempre si accompagna al saper fare o all"essere.
Una fra le tante conseguenze: non conta chi sei, cosa hai fatto, quanto mazzo ti sei fatto. Ciò che conta è il ruolo da commedia dell'arte che giochi nel business della fama. Vendi perché appari. La cosa grave è che tutto questo non conta più soltanto nello showbusiness, ma anche e soprattutto nelle professioni, a scuola, in fabbrica, in politica, nelle lobbies.
A parità di condizioni, di preparazione, di talento, vince chi sa apparire meglio.
Non è per forza un male, perchè ognuno gioca con le regole che la società gli detta.
Questo significa che chi sa usare la fama merita il "successo" che questa regala. Ha capito le regole e vince.
Ma il punto non è tanto il risultato conseguito (successo/insuccesso-durevole/effimero).
La questione è che questo tipo di successo, che esiste solo se smart & cool in quanto necessariamente sotto gli occhi di tutti, diventa modello esistenziale, misura di quanto una vita sociale sia riuscita o meno.

V.




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